Il “problem solving” è il procedimento che normalmente utilizziamo in modo più o meno automatico per la risoluzione dei problemi quotidiani.
Il processo di problem solving si può suddividere in diversi passaggi:

Individuare il problema
Vedere la sofferenza psichica come problema che può essere risolto.

Comprendere il problema
Per poter impostare una psicoterapia, è necessario che il problema sia identificato.

Decidere un obiettivo
Per decidere un obiettivo, occorre prima focalizzarsi sulla situazione problematica che il paziente avverte come più disturbante e conseguentemente definire un obiettivo specifico.

Pensare alle soluzioni possibili
La ricerca delle possibili soluzioni è il momento più creativo del percorso e anche quello più “cognitivo”, perché si apre la porta a tutte le alternative che possono essere pensate in quel momento da quel paziente.

Scegliere la soluzione migliore (la più funzionale per il paziente)
Il criterio di funzionalità utilizzato è lo stesso che ci ha portato a identificare il problema e l’obiettivo.

Architettare un piano per attuare la soluzione
Questa fase riassume tutte le altre in un certo senso, perché la funzione principale di questa tecnica è quella di abituare il paziente a pensare in modo strategico e non rimuginativo.
Anche se sembrerebbe scontato, non ci soffermiamo quasi mai a pensare che il disagio che proviamo scaturisce da un problema che – una volta individuato – è possibile risolvere. Il problem solving può essere utilizzato non solo in economia o in ambito aziendale, ma si rivela efficace per migliorare la nostra vita in ambito personale (problem solving relazionale).
Capita infatti che, in situazioni di malessere, ci arrovelliamo in pensieri negativi, ci perdiamo d’animo, ci sentiamo meno lucidi, come avvolti nella nebbia.